Dal club sadomaso al Vaticano: la parabola di Robert Sirico
- Luigi Corvaglia
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 2 giorni fa

di Luigi Corvaglia
È il 1976 quando gli agenti fanno irruzione in un club privato di Hollywood arredato con corde di cuoio e catene di ferro. Sul palco, un’asta di giovani schiavi maschi nudi. A organizzare e incassare i proventi è un giovane predicatore, Robert Sirico. Le accuse cadono però presto: gli “schiavi” erano adulti consenzienti, parte della Leather Fraternity, una confraternita sadomasochistica. Ma l’episodio resta emblematico: un giovane Sirico immerso in un mondo libertino, intento in una transazione di “mercato”. L’anno successivo sarà portavoce dei Libertarians for Gay Rights. I libertarians sono i seguaci della teoria economica nota come "anarcocapitalismo", cioè la teorizzazione di un sistema sociale in cui non esista lo stato e tutte le sue funzioni siano affidate al mercato e a contratti fra privati. L’immagine iniziale della parabola biografica di Sirico, quindi, non è quella di un pulpito, ma quella del podio di un banditore d'asta, e non in una chiesa, ma un club sadomaso nel quale irrompe la polizia. Curioso che questa parabola si chiuda in Vaticano. Infatti oggi Sirico è consultore del Dicastero per il Clero, per nomina di Papa Francesco.
Fratello del mafioso Tony Sirico, uomo della famiglia Gambino, poi divenuto attore di successo interpretando l'appropriato ruolo di un mafioso nella serie TV I Soprano, Robert Sirico attraversa le pieghe più eccentriche della religiosità americana. A 19 anni milita nel Jesus People Army, un movimento hippie cristiano confluito poi nei Children of God, noto per l'uso del sesso per dimostrare l'amore di Dio e per pratiche quali il “flirty fishing”, ovvero l'utilizzo del sesso per guadagnarsi convertiti e supporto di ogni tipo, nonché per le derive apocalittiche. In seguito passa al pulpito pentecostale, fonda la Metropolitan Community Church, una congregazione inclusiva per credenti omosessuali, e cavalca il revivalismo freak degli anni Settanta. Poi la svolta: abbraccia il paleolibertarismo, la corrente di destra che fonde libertarismo economico radicale e valori morali conservatori, mescolando anarchismo sul piano economico e rigore su quello morale; infine, si converte al cattolicesimo. Tuttavia, anziché abbandonare il suo anarchismo di mercato, lo trasfigura in dottrina morale, vestendo dell'abito talare l’antico disprezzo per lo Stato e il welfare.
Le parabole secondo il mercato
Nel 1990 – insieme a Betsy DeVos, erede del colosso Amway – Sirico fonda l’Acton Institute a Grand Rapids, Michigan. Amway è stata criticata come una setta economica a schema piramidale mascherata da azienda di detersivi. L’Acton si inserisce nella rete dell’Atlas Network, definita da The Intercept come “un think tank autoreplicante che crea think tank”, un sistema globale che promuove deregulation, privatizzazioni e cristianesimo conservatore.
Atlas Network svolge una funzione di soft power globale, offrendo formazione, finanziamenti e piattaforme a politici, leader religiosi e imprenditori in oltre 90 paesi. Attraverso fondazioni legate a figure come i DeVos e i Koch, diffonde ideologia neoliberista e morale conservatrice nelle società civili e nelle istituzioni religiose, sorreggendo la retorica della “società civile” con un feroce lobbying politico.
Nel 2022 Robert Sirico pubblica The Economics of the Parables (tradotto in Italia da Cantagalli nel 2023 come L’economia delle parabole). L’operazione editoriale è ambiziosa: riunire l’esegesi biblica con l’economia politica, assumendo che i racconti evangelici siano, al di là del messaggio religioso, “lezioni di mercato”.
Il libro prende in esame le parabole più note del Nuovo Testamento – quella dei talenti, degli operai nella vigna, del buon samaritano, del figliol prodigo – e le rilegge in chiave liberista. Nella visione di Sirico, quella del padrone della vigna che paga uguale chi lavora un’ora e chi tutta la giornata non è parabola della gratuità della grazia, bensì affermazione del diritto assoluto di proprietà: “Io faccio delle mie risorse ciò che voglio”. Quella del servo che nasconde il talento non è ammonimento contro l’inerzia spirituale, ma simbolo dell’immobilismo che disprezza l’iniziativa economica. Lo stesso buon samaritano diventa parabola della carità personale contrapposta all’assistenza pubblica: non è lo Stato a soccorrere, ma l’individuo che sceglie liberamente di farsi prossimo.
Secondo Sirico, ogni volta che la comunità politica trasforma la carità in redistribuzione forzata, il Vangelo viene tradito e sostituito da un’ideologia dell’“invidia sociale”. L’assistenzialismo non è solo inefficiente: è una forma di peccato, perché sottrae all’individuo la libertà e la responsabilità di esercitare la virtù. In questa prospettiva, il welfare state diventa un vero e proprio contro-vangelo che soffoca creatività, intraprendenza e spirito di iniziativa.
La ricezione del libro ha mostrato una frattura netta. In ambienti cattolici conservatori, riviste come National Review e, in Italia, Tempi, La Nuova Bussola Quotidiana e il sito di Alleanza Cattolica, hanno salutato l’opera come un antidoto al “socialismo cristiano” e una bussola per restituire centralità al mercato nella dottrina sociale della Chiesa.
Dall’altro lato, numerosi critici cattolici e teologi sociali hanno accusato Sirico di piegare la Scrittura a un’ideologia politica. Edward Carter, ad esempio, ha osservato come l’autore introduca spesso interpretazioni implicite orientate al mercato, contrapponendosi a visioni cristiane diffidenti verso l’economia capitalista.
Una recensione apparsa sul Journal of Economics, Theology and Religion ha sottolineato che in diversi casi il testo evangelico viene forzato a interpretazioni parziali. Anche Clara Piano, pur riconoscendo il valore pastorale dell’opera, ha evidenziato come l’intento principale del libro sia presentare l’economia come un antidoto all’invidia, riducendo così la complessità esegetica dei racconti evangelici.
Un’ulteriore critica arriva dal fronte laico: economisti e storici delle religioni hanno sottolineato che Sirico non fa davvero “esegesi”, ma usa il testo sacro come un repertorio di metafore per rafforzare la visione libertaria. In questo senso, The Economics of the Parables appare più come un pamphlet politico che come un serio studio biblico.
Eppure, proprio in questa operazione di piegare il Vangelo al neoliberismo risiede la forza propagandistica del libro. Pubblicato da Regnery Publishing, editore vicino ai circoli conservatori americani, e da Cantagalli in Italia (casa editrice che ospita spesso autori legati all’Opus Dei e all’area cattolica tradizionalista), il testo diventa rapidamente una risorsa per think tank, seminari ecclesiastici e corsi dell’Acton Institute. Non a caso, viene presentato in eventi legati a reti dell’Atlas Network come strumento per diffondere un’“etica del capitalismo cristiano” nei paesi cattolici dell’Europa e dell’America Latina.
In sintesi, il libro rappresenta un perfetto esempio di soft power ideologico: un testo religioso che funge da veicolo per diffondere una precisa agenda economica. Più che spiegare le parabole, le piega a parabole della propria visione politica: Dio non chiede redistribuzione, ma responsabilità individuale; non assiste i poveri con apparati burocratici, ma benedice chi osa rischiare, investire, moltiplicare.
Reti oscure e Vaticano
La rete di fondazioni cristo-liberiste nella quale Sirico gioca in un ruolo non secondario dialoga con reti internazionali impegnate nella difesa della libertà religiosa, che includono Scientology, la Chiesa dell’Unificazione e altri culti discussi; perfino il movimento filo-russo AllatRa. È paradossale come difensori della morale conservatrice finiscano per condividere tavoli con culti accusati di manipolazione.
Nel 2013 Robert Sirico è stato nominato consultore del Dicastero per il Clero da Papa Francesco. Questo incarico gli consente di offrire consulenze su questioni riguardanti la formazione sacerdotale, la dottrina sociale e altri aspetti della vita ecclesiale, rappresentando un varco per l’ingresso dell’ideologia della “libertà economica” nell’istruzione della Chiesa. In Vaticano, Sirico porta dunque non solo la veste sacerdotale, ma anche il bagaglio di fondatore dell’Acton Institute e di snodo dell’Atlas Network. Ci si potrebbe chiedere se la sua presenza in Curia non costituisca una porta anche per l’influenza della deregulation religiosa mascherata da ecumenismo nelle politiche ecclesiali.
Una deregulation, questa, che pare perfettamente in linea con la sua visione mercatale e che affonda nella sua giovinezza, quando a Hollywood organizzava un’asta di schiavi nudi in un club sadomaso. Episodio marginale, si dirà, ma tutt’altro che irrilevante: il tema della “schiavitù volontaria” si presta infatti a metafora della condizione degli adepti nei culti costrittivi ed è stato a lungo oggetto di dibattito nello stesso mondo libertarian. Il “paleolibertario” Walter Block, ad esempio, ha difeso i cosiddetti contratti di schiavitù come legittima conseguenza del principio di proprietà privata sul proprio corpo e di scelte volontarie non imposte. Al contrario, per Murray Rothbard, fondatore del libertarismo moderno, la volontà – cioè il controllo su corpo e mente – è un dato strutturale e inalienabile della natura umana, e dunque non può mai essere ceduta. Abbracciare l'una o l'altra visione comporta una differenza significativa in termini pratici ed etici.
Il dato che alcuni difensori delle "sette" siano anche esponenti della "teoria dell'economia religiosa", che implica che quello delle fedi sia un mercato analogo a quello di altri beni, quindi in concorrenza fra loro per soddisfare i consumatori, è significativo e depone per il fatto che questi autori appoggiano la visione della validità dei "contratti di schiavitù".
La vita di Sirico sembra chiudersi in un cerchio paradossale: iniziata con un’asta di schiavi a Hollywood, finisce nelle stanze vaticane come consigliere ascoltato — ponte tra l’America libertaria e il cattolicesimo istituzionale. È l’opera di un uomo capace di trasformare radicalità libertina in radicalità ecclesiale, facendo del mercato un dogma.
In definitiva, The Economics of the Parables non è solo un libro: è l’allegoria della sua vita. Come un talento da moltiplicare, Sirico ha investito il suo passato controverso, la sua militanza radicale e la sua fede in un’operazione che è teologia, ideologia e strumento politico simultaneamente. La parabola biografica si fonde con quella evangelica: Dio benedice chi osa rischiare. Ed egli ha rischiato tutto, perfino il Vangelo.
Comments