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Replica all'articolo "Poco ortodossi. La chiesa di Meluzzi, gli anti-sette e le fake news"


 

Luigi Corvaglia



Ho ricevuto, e con piacere ne pubblico degli estratti, un paio di lettere da Monsignor Filippo Ortenzi, che fu sodale con Alessandro Meluzzi nella conduzione della Chiesa Ortodossa Autocefala. In queste missive Ortenzi contesta alcune cose pubblicate nel mio articolo Poco ortodossi. La chiesa di Meluzzi, gli anti-sette e le fake news. In quell'articolo avevo scritto:


I titoli di quello che al secolo è noto come Filippo Ortenzi, sono Vladika Filippo delle Terre di Roma, Eparca della Eparchia del Lazio, della Tuscia e delle Terre di Roma, Cancelliere della Chiesa Ortodossa Autocefala Italiana, Prevosto della Comunità di san Michele Arcangelo, Gran Priore della Confraternita Termplare San Giacomo de Molay, Magnifico Rettore della Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo, Magnifico Rettore dell’ Accademia Ortodossa San Nicodemo, Segretario Nazionale del Partito Giustizialista Italiano, impiegato postale. Si, impiegato postale. Vescovo, Magnifico Rettore, ma anche smistatore di corrispondenza presso Poste Italiane.

Egli mi ha risposto precisando, riguardo all'ironia con cui ho trattato il suo lavoro come smistatore di poste italiane, quanto segue:

Egregio signore, ho letto soltanto ultimamente l'articolo: "Poco ortodossi, la Chiesa di Meluzzi, gli anti-setta e le fake news" da voi pubblicato sul sito www.luigicorvaglia.com, dove butta fango sulla mia persona e, al pari dei plutocrati radical-chic, dimostra un disprezzo verso la classe operaia e gli onesti lavoratori. Il sottoscritto pur laureato in legge, è rimasto un semplice operaio delle poste (vengo da lei citato con disprezzo come vescovo portalettere, mestiere per altro che non ho mai fatto), ho lavorato come autista, al reparto giornali, in filatelia e per ultimo ho svolto l'umile mestiere del ripartitore della corrispondenza. Nelle Poste, prima della vocazione religiosa, ho svolto per 25 anni attività sindacale, come dirigente, sia a livello di categoria che confederale. Per informazione non fumo, come non bevo, non gioco, non mi drogo e non corro dietro alle gonnelle delle donne altrui.

Mio commento: Non posso che complimentarmi per l'igiene alla quale Monsignor Ortenzi ha improntato la sua vita. Non posso negare di essere un plutocrate radical-chic, ma il mio è tutt'altro che "un disprezzo verso la classe operaia e gli onesti lavoratori". Ho rimarcato il lavoro di Monsignor Ortenzi presso Poste Italiane, non per snobismo, ma solo perché trovavo grottesca la pomposità dei titoli letti in rete e la sua professione, dignitosissima, ma prosaica. Cioè, insomma, fa ridere, dai.


Il Monsignore non ha poi gradito la mia attenzione per la sua attività politica. Si, lo ammetto, gli ho dato del fascista, ma solo perché scrive, dice, propaganda e fa cose da fascista. Mica per altro.


Ortenzi, però, ha ragione nel ritenersi ingiustamente attaccato. La verità è che il povero Monsignore è finito sulla linea del fuoco indirizzata al Centro Studi Nuove Religioni (CESNUR). Infatti, l'obiettivo finale del mio scritto era mostrare da quale ambiente provenisse il "ricercatore" Max Giusio che aveva scritto un articolo per la rivista di detto centro studi. Questi, esponente della chiesa di Meluzzi e Ortenzi, aveva descritto studiosi ed attivisti del "movimento antisette", cioè i critici dei culti abusanti, come illiberali e nemici dei diritti civili. Mi pareva quindi interessante evidenziare quanto fosse invece "liberale" l'humus dal quale veniva tanto censore. Infatti, il prestigioso centro studi torinese che tanto si è impegnato a denigrare il "movimento anti-sette" descrivendolo quale un coagulo di inquisitori illiberali e autodidatti, ha dato spazio e voce a quello che fino a prova contraria è un autodidatta, per di più proveniente da un ambiente illiberale, cioè, appunto, la Chiesa Ortodossa Autocefala.

Fra i dati a conferma della organicità della Chiesa meluzziana all'ambiente reazionario e cospirazionista dell'estrema destra avevo citato la passata direzione da parte di Ortenzi del Partito Giustizialista Italiano. Questi, piccato, mi scrive:

(...) sono laureato in Giurisprudenza e alle Poste ho ricoperto gli incarichi di: Segretario provinciale di Roma, Capo della Segreteria Nazionale e Vice Segretario Nazionale della Cisnal-Poste, membro dell’ultimo Consiglio Direttivo Centrale della Cisnal e dei primi due Consigli Nazionali dell’UGL. Sono stato anche membro della Segreteria Nazionale della UGL-Comunicazioni e segretario territoriale di Viterbo dal 1991 (Cisnal) al 2006 (UGL). Nel Viterbese sono stato consigliere circoscrizionale a Viterbo, consigliere comunale a Latera e a Marta e assessore al Turismo in quest’ultima cittadina. Nel 2006, dopo la morte della prima moglie, mi dimisi da tutte le cariche amministrative e sindacali. Riguardo il Partito Giustizialista Italiano che ho diretto dal 2013 al 2015, è falso definirlo un partito di Estrema Destra, i fondatori venivano tutti dal PSI, e a questo nucleo originario socialista ci unimmo un gruppo di “sindacalisti nazionali” provenienti per lo più dalle categorie dei postelegrafonici, dei metalmeccanici e dei creativi (artisti). Credo che il fondatore del partito, Vincenzo Lo Sasso, ex dirigente dei Vigili del Fuoco, che non ha mai militato in ambienti di destra si sentirebbe estremamente offeso dal sentirsi attribuire la paternità di un movimento estremista… Da detto partito mi sono dimesso dopo che sono stato ordinato sacerdote in quanto reputo incompatibile attività politica e religiosa, cosa per la quale sono entrato in contrasto con Meluzzi quando da Primate fondò il Partito Anti Islamizzazione (PAI) che oggi si è federato con la Lega di Salvini.

A commento di ciò, posto il vcideo sotto riportato ed una netta affermazione:







Genesi e genealogia del Partito Giustizialista Italiano mi sono ignoti e rivestono poca importanza ai fini del mio discorso. Conta che detta formazione politica finisce per inquadrarsi completamente nel campo reazionario. Posizionamento ovviamente lecito, ma sottolinearlo serve a disinnescare le critiche di illiberalità che Giuso ed il CESNUR gettano sul movimenti anti-sette. Loro difenderebbero la libertà religiosa e gli altri degli inquisitori nemici dei diritti civili. Evidenzio quindi due cose. La prima è che l'ambiente culturale che ha fatto da background al cosiddetto "ricercatore del CESNUR" (Giusio, appunto) mi pare tutt'altro che liberal, e questo mostra la contraddittorietà dei proclami pseudo-progressisti del signor Giusio e degli altri apologeti dei culti radunati intorno a quel centro studi. Le posizioni politiche destroidi, cospirazioniste ed anti-ecumeniche di Meluzzi ed Il suo passato politico sono utili ad evidenziare questa discrasia. La seconda cosa che evidenzio è che la rivista del CESNUR, il centro completamente dedicato a difendere le sette e che fa vanto dello spessore accademico dei suoi autori, pubblica un articolo di un autore quantomeno discutibile dal punto di vista accademico  (benché, certo, insegni presso una sedicente Università di Esorcistato e Demonologia, ma che, da vero?) e che proviene dalla chiesa di un istrione narcisista e cospirazionista. Chi conosce il CESNUR e il suo ineffabile direttore sa bene quanta guerra questo "centro studi" abbia fatto al cospirazionismo e quanta all'islamofobia. Per questo ho rimarcato la questione del partito anti-islamico fondato dal primate della chiesa del "ricercatore". Ho evidenziato, in pratica, le contraddizioni del CESNUR.


Ortenzi, poi, ritiene necessario anche fare chiarezza riguardo alla regolarità della sua ordinazione a vescovo scrivendo:

Le ricordo che la nostra Chiesa non è una realtà piccola avendo superato i 5.000 fedeli e oltre 100 membri del clero, inoltre lei non ha alcun diritto di attribuire la veridicità del titolo di vescovo ad alcuno perché, a parte che ho regolare successione apostolica siro-antiochena, in Italia vige la libertà di religione, come sancito anche da una sentenza del Tribunale di Palermo che diede ragione al sig. Vittorio Busa (Victor Busà) di Palermo, che era stato denunciato dal card. Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, perché si era attribuito il titolo di Patriarca di una Chiesa Ortodossa Bielorussa e Slava. Per il Tribunale l’19 della Costituzione, riconosce a ciascuna organizzazione religiosa la possibilità di organizzarsi autonomamente “purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”

mio commento: delle "regolarità" delle ordinazioni e delle supercazzole sulle successioni apostoliche medio-orientali poco mi cale, proprio perché l'aspetto religioso della questione non mi interessa nulla. Lei non è più vero o più falso di qualunque vescovo di qualunque altra chiesa, riconosciuta o meno, per ciò che mi riguarda. Sono fatti che attengono al club di cui ognuno ha deciso di far parte, il quale si dà le norme che vuole. Dove l'ha visto l'attacco alla libertà di religione? E' proprio una fissazione la vostra!


In conclusione, la cosa divertente di quell'articolo è che ho ricevuto svariate lettere e telefonate da molti dei personaggi citati, ognuno dei quali, smarcandosi dalle accuse e prendendo le distanze dal Primate (si, ha il pollice opponibile) Meluzzi, mi ha fornito nuovi e più gustosi elementi sul magnifico mondo delle chiese ortodosse autocertificantesi e reciprocamente scomunicantesi nel disinteresse più assoluto dei patriarcati, ma anche aneddoti e descrizioni velenose dei diversi personaggi che lo popolano. Pittoreschi, questi ultimi, come l'ex carabiniere nominatosi principe ed abate del Principato di Seborga (che l'ultima volta che ho controllato era in Liguria). Ne è venuto fuori un quadro ben più divertente e preoccupante di quanto immaginassi inizialmente. Ringrazio tutti, in particolar modo Monsignor Ortenzi, col quale ho avuto anche una lunga telefonata. Ormai siamo amiconi.

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