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L'illusione di scegliere


di Luigi Corvaglia


Se stai leggendo questo articolo è perché ti ci ha portato una concatenazione di cause che origina nel Big Bang. L'affermazione sembra estrema. Non lo è. Il fatto che tu stia leggendo implica la tua esistenza; sennonché la tua venuta al mondo, un evento che aveva delle possibilità infinitesimali, è stata causata dall' incontro altrettanto improbabile di due persone, a loro volta esistenti per accidente, e così via fino all'inizio dei tempi. Tutti questi accidenti sono le tue cause. Ciò può sembrare ovvio e lasciarti comunque la percezione che tu, frutto improbabile di una sequenza che inizia nella notte dei tempi, abbia comunque liberamente scelto di leggere questo articolo. Avresti potuto sceglierne un altro, oppure non leggere nulla, o ancora, essere andato a fare una passeggiata o rapinare una banca. Invece sei qui a leggere questo articolo. Perché? Veramente hai scelto di farlo? La verità è che se sei qui a leggere ci sono molti motivi, e non li hai decisi tu. Un intreccio apparentemente caotico di eventi ha deciso che tu in questo momento non avessi altro da fare, un' altrettanto ingarbugliata matassa di concause ti ha messo davanti ad un limitatissimo ventaglio di opzioni e la curiosa affermazione con cui ho iniziato questo articolo ha catturato la tua attenzione. L'ultima causa sono stato io. Tu non hai deciso niente. Potrai contestarlo appellandoti al tuo libero arbitrio, ma anche ammessa una libera determinazione, negli angusti limiti in cui la matrice delle possibilità ti aveva messo, questa decisione sarebbe stata comunque l'esito di un processo biochimico cerebrale che segue regole precise che sono quelle del tuo cervello, e se quello è il tuo cervello, avresti potuto scegliere diversamente? Per cervello, si badi, si intende un organo che tiene nota delle esperienze e del contesto culturale in cui la lotteria dell'esistenza gli ha dato la sorte di produrre l' attività biochimica nota come "mente". In altri termini, come dice Oliver Burkman, se hai i geni di Hitler ed hai avuto le esperienze di Hitler, allora sei Hitler. Lo aveva forse intuito l'autore del libro e del film "I ragazzi venuti dal Brasile" nel quale si immaginava che Josef Mengele avesse creato 94 bambini geneticamente identici a Hitler cercando di riprodurre le esatte condizioni familiari e sociali dell'infanzia e dell'adolescenza dello stesso fuhrer allo scopo di realizzare dei nuovi dittatori.

I ragazzi venuti dal Brasile

Gli umani hanno certamente una volontà, ma si esplica più che altro in un certo grado di controllo, non si tratta di reale arbitrio. Come diceva Shopenhauer, un uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò vuole, non può decidere quali desideri avere. Scrive a tal proposito in un articolo sul The Guardian Yuval Noah Harari:

Non decidi di essere introverso o estroverso, disinvolto o ansioso, gay o etero. Gli umani fanno le scelte – ma non sono mai scelte indipendenti. Ogni scelta dipende da molte condizioni biologiche, sociali e personali che non è possibile determinare da soli. Posso scegliere cosa mangiare, chi sposare e chi votare, ma queste scelte sono determinate in parte dai miei geni, dalla mia biochimica, dal mio genere, dalla mia famiglia, dalla mia cultura nazionale, ecc. E non ho scelto quale geni o famiglia avere.

Harari non è il solo a ritenere che il libero arbitrio non sia altro che una illusione. Egli è in compagnia di filosofi come Gregg Caruso, psicologi come Steven Pinker e Paul Bloom, biologi come Jerry Coyne, neuroscienziati come Sam Harris. Le loro posizioni non sono né fataliste né storicistiche, non contemplano l'idea di un destino già determinato degli individui o della storia. L'esempio del lettore che legge questo articolo alla fine di una sequenza di eventi non coordinati e non intenzionalmente direzionati descrive proprio come la causalità si incroci con la casualità. Ciò è ben reso nel film "Men in Black III" dal personaggio di nome Griffin che conosce ogni possibile sequenza di eventi futuri e dice cose come "sto bene, a meno che non siamo nel possibile futuro in cui il palestrato accanto alla porta fa infuriare la ragazza che scatta inviperita sbattendo contro quello coi funghi ripieni che fa cadere il vassoio sui marinai in licenza e nasce una rissa che finisce per schiantare questo tavolino, nel qual caso dovrei spostare il mio piatto, direi, subito".


Il matematico francese Pierre-Simon Laplace in questa scena avrebbe visto nient'altro che la rappresentazione del suo noto "demone". Infatti, nel 1814, egli aveva postulato che se fosse esistita una superintelligenza in grado di conoscere le posizioni, le velocità e le forze che agiscono su tutte le particelle dell’universo contemporaneamente, questo demone (che altro avrebbe potuto essere se non un demone?) avrebbe avuto con pari lucidità davanti agli occhi il passato ed il futuro dell'universo. Laplace, a differenza degli odierni scettici del libero arbitrio, non lasciava spazio al caso. In realtà, la moderna fisica quantistica, con il suo principio di indeterminazione, dimostra che non tutto ha una causa, almeno a livello dell'infinitamente piccolo. Ciò non toglie che, a livello superiore al sub-atomico, ogni fatto attuale è causato da uno precedente. Del resto, la teoria del caos ci dice che un sistema caotico è comunque deterministico, prevedibile e dipendente dalle condizioni iniziali. Possiamo discutere a lungo sul ruolo del caso nelle dinamiche complesse e dei moti turbolenti delle nostre esistenze, ma "che sia casualità fondamentale, o indeterminismo quantistico - dice Gregg Caruso - , la libera volontà non tiene. Non tiene se l’universo è deterministico, non tiene se l’universo è casuale".


Il paternalismo libertario


Dice Gregg Caruso che

Le ragioni con cui motiviamo le nostre decisioni spesso non sono le vere ragioni, ma confabulazioni. Se mostri quattro collant identici sullo scaffale di un negozio, la scelta tende a cadere su quelli più a destra e in alto! Ma se chiedi a quelle donne perché hanno scelto, danno motivazioni come: sono più comodi. Invece dipendeva solo dalla posizione.

Il primo elemento di interesse di questo tipo di acquisizioni scientifiche è proprio la capacità confabulatoria, cioè di creare delle giustificazioni alle nostre scelte colmando le lacune logiche e regalandoci la percezione di aver deciso consapevolmente. Un ulteriore aspetto di estrema rilevanza della illusorietà del libero arbitrio è che una adeguata “architettura delle scelte”, cioè la premeditata organizzazione delle opzioni, altera il comportamento delle persone in modo altamente prevedibile, guidandole alla scelta desiderata senza proibire la adozione di opzioni alternative. L’agente della scelta è quindi guidato ad effettuare quella decisione, senza che gli venga espressamente imposta. Ciò è il fulcro del concetto di nudge (pungolo, spintarella) che il premio Nobel per l’economia Richard Thaler e il giurista Cass Sunstein hanno espresso nel loro libro “Nudge. La spinta gentile” (Feltrinelli, 2014). Gli autori teorizzano di poter migliorare le condizioni della convivenza civile e la salute della popolazione creando architetture che rendano più facile scegliere l’opzione “migliore” (per quella persona o per la società), senza vietare quella “peggiore”. “I pungoli non sono ordini.”, scrivono, “Mettere frutta al livello degli occhi conta come un nudge. Proibire il cibo spazzatura no”. Un esempio di nudge è la modifica delle “opzioni di deafult”, ovvero delle impostazioni predefinite. Infatti, gli esseri umani manifestano naturalmente una tendenza all’inerzia. Per tale motivo, risulta molto efficace nell’orientare le scelte dell’individuo porre la scelta desiderata come opzione di default. Un esempio classico è quello della donazione d’organi. Nei paesi in cui i donatori debbano esprimere la loro volontà le donazioni sono piuttosto basse, in quelli in cui vale il silenzio-assenso, il numero dei donatori è molto elevato. Thaler e Sunstein chiamano questo approccio paternalismo libertario. La caratura paternalistica è data dall’obiettivo di “spingere le persone a decidere per il loro “bene”, mentre il tratto libertario è garantito dalla libertà di scelta degli individui di opporsi alla spinta gentile. La tecnica del nudging è sempre più utilizzata da istituzioni pubbliche e private.

In pratica, quel minimo di possibilità decisionale che l’essere umano possiede è fallata da una serie di errori sistematici (bias) della nostra mente che inficiano la logica delle scelte e, con questa, il concetto stesso dell’homo economicus teorizzato dall’economia neoclassica. Il paternalismo libertario sfrutta questi “bug di sistema” per produrre scelte che l’architetto delle scelte ritiene “razionali”. Quand’anche l’architetto fosse in possesso della fredda logica che manca ai decisori individuali, il problema è che lo sfruttamento di queste fallacie psichiche può essere utilizzato per fini meno nobili con altrettanta efficacia. Fra questi, la propaganda, il marketing e il reclutamento ed il controllo di gruppi politici o religiosi totalitari, radicali o estremisti. Il paternalismo lascia quindi spazio al totalitarismo "libertario".


Il Grande Architetto dell'Universo Digitale

E' ovvio che una superintelligenza onniscente non esiste né nella versione multi-probabilistica di Griffin, né in quella rigidamente deterministica di Laplace. A ben guardare, però, non esiste realmente neppure la "mano invisibile del mercato"; questa è una metafora che descrive la allocazione apparentemente intelligente delle risorse che avviene senza una pianificazione. A tal proposito, l'economista Von Hayek notava come un eventuale pianificatore centrale mancherebbe delle conoscenze necessarie per far funzionare un sistema sociale. Nessuno sa tutto, ma tutti sanno qualcosa. Il sistema sociale nel suo insieme possiede una "intelligenza diffusa" ed il modo migliore per far funzionare tale intelligenza in modo organico, come se fosse concentrata, sarebbe il sistema dei prezzi. Oggi questa sorta di Anima Mundi haykiana assume connotati più precisi ed inquietanti. L'informazione disseminata nella rete telematica coagula l'intelligenza diffusa in vario modo; la coagula, per esempio, in grumi che sono sub-culture autopoietiche e cangianti come sciami d'api, come le varie teorie del complotto, ma anche in una superintelligenza acefala dalle capacità manipolatorie mai prima esplorate. Oggi i nostri dati sono disseminati nella infosfera e, in barba alla nostra idea di libero arbitrio, la nostra vita online è guidata da algoritmi che ci conoscono meglio di quanto noi stessi ci conosciamo. Siamo al demone algoritmico; questo non conosce l'andamento determinato delle cose, come quello di Laplace. Questo è più potente, perché l'andamento lo decide. Più che al demone di Laplace, quindi, la struttura algoritmica assomiglia all'architetto delle scelte di cui parlano Thaler e Sunstein, in grado di organizzare le opzioni in modo da guidare le decisioni individuali.


Scrive Harari:

Mentre navighi su Internet, un titolo attira l’attenzione: 'La banda di immigrati violenta le donne del posto'. E fai clic su di esso. Nello stesso preciso istante, anche la tua vicina sta navigando su Internet, e un titolo diverso attira la sua attenzione: 'Trump prepara un attacco nucleare all’Iran'. Anche lei fa clic. Entrambi i titoli sono 'fake news', generate forse da dei troll russi, o da un sito web che vuole solo gonfiare il traffico per aumentare le entrate pubblicitarie. Sia tu che la tua vicina sentite di aver cliccato su questi titoli per libero arbitrio. Ma in realtà siete stati 'hackerati'.

Se sei arrivato a leggere fino a questo punto, anche il mio hackeraggio ha funzionato. Come? Semplicemente presentandomi lì dove la convergenza di tutte le direttrici maggiori e minori della tua vita ti avevano momentaneamente posto e sfidandoti. Ho solleticato la tua curiosità con l'attivazione di una idea già presente nella tua mente, quello della tua libertà di scelta; di conseguenza, probabilmente anche per cogliere le falle del mio discorso, hai fatto ciò che volevo. Ma io ti ho pescato con una minuscola rete e non ti conosco. Cosa può fare chi dispone di potere (mediatico, carismatico o di qualunque altro tipo) e che ti conosce? Sfruttare la tua illusione di libero arbitrio. Un algoritmo sa se hai un pregiudizio verso gli immigrati, o se la tua vicina non ama Trump. E' per questo che tu vedi un titolo mentre la tua vicina ne vede uno completamente diverso. Questi metodi vengono utilizzati anche per vendere concezioni del mondo, idee politiche, credi religiosi e ideologie.


E' ovvio che questo non significa che esista un piano ordito dai "poteri forti", idea che è la reificazione paranoide della metafora dell'architetto delle scelte che descrive invece un processo acefalo simile a quella della mano invisibile del mercato; è però altrettanto chiaro che una siffatta matrice, nella quale operano anche attori interessati a manipolare l'opinione pubblica, evidenzia meglio di qualunque altra cosa la illusorietà della scelta libera, logica e razionale. E' proprio la convinzione di gestire un arbitrio senza limiti che ci convince che le opinioni che abbiamo e le scelte che operiamo siano il prodotto di questo nostro potere. In realtà non riconosciamo l'influenza che viene operata, nel bene e nel male, da chiunque sappia maneggiare ad arte bisogni, paure ed aspirazioni forniteci dalla dotazione biologica ed esperenziale. In passato tutto ciò è stato positivo, perché l'illusione del libero arbitrio si è trasformato collettivamente in vero arbitrio. Ha infatti motivato le lotte sociali e le ideologie liberali e libertarie che hanno liberato l'occidente dai totalitarismi, dai privilegi di casta, dal potere temporale della chiesa, dall'inquisizione. Il controllo limitato di ogni individuo si è moltiplicato, come in un volano, e ha prodotto un cambiamento effettivo. Per tale motivo esiste fra gli studiosi una ragionevole prospettiva di tipo "compatibilista", cioè che concilia determinismo e un certo grado di responsabilità (più noto esponente ne è Daniel Dennett). Ad ogni modo, i vantaggi della credenza nel libero arbitrio erano un tempo maggiori dei rischi. Al giorno d'oggi, la bilancia si è invertita. Ora credere nel “libero arbitrio” diventa improvvisamente e progressivamente più pericoloso. "Se i governi e le società riescono a “hackerare” l’animale umano - dice sempre Harari - , le persone più facili da manipolare saranno infatti quelle che credono nel libero arbitrio". Più credi di essere libero di decidere, più è facile che tu sia manipolato. A meno che non siamo nel possibile in futuro in cui lo sviluppo del senso critico diventa l'impegno prioritario dell'educazione.

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